Oncologia

Aspirina: vecchio farmaco, nuova cura

Si chiama drug repositioning: nuove applicazioni di farmaci già esistenti. Ultimo in ordine di tempo è il possibile utilizzo dell'acido acetilsalicilico per contrastare la diffusione delle cellule tumorali

Febbre, dolori articolari, mal di denti: non sono forse questi i sintomi che inducono, soprattutto ora nel picco di influenza, ad assumere una compressa di aspirina? Ma siamo sicuri che il famoso anti-infiammatorio serva solo ed esclusivamente per combattere le affezioni dolorose? Secondo una ricerca pubblicata sulle pagine della prestigiosa rivista Cancer Cell, i farmaci anti-infiammatori non steroidei, più comunemente chiamati Fans, sembrerebbero in grado di contrastare la diffusione delle cellule tumorali. Per affermarlo è il professor Steven Stacker del Peter MacCallum Cancer Centre di Melbourne.

LO STUDIO

Che i FANS fossero in grado di influenzare il comportamento delle cellule tumorali non è una novità. In uno studio datato 2010, pubblicato su Lancet, si afferma che l’assunzione di 75 milligrammi al giorno, per almeno cinque anni, è associata ad una riduzione del rischio di morte per cancro. Quello che invece non si sapeva ancora era la sua capacità di inibirne la diffusione. Lo studio australiano sembrerebbe averne svelato i meccanismi: la ricerca mostra che i vasi linfatici maggiori si espandono nel processo di metastasi, aumentando di volume e permettendo quindi alle cellule e al fluido di circolare più liberamente. I farmaci anti-infiammatori come l'aspirina invece frenano la dilatazione dei vasi linfatici, con l'effetto di bloccare la diffusione metastatica.

DRUG REPOSITIONING

Questo dell’aspirina è solo uno dei possibili casi del cosidetto “drug repositioning”, ovvero l’utilizzo di un vecchio farmaco per nuove cure. Un filone di ricerca in espansione grazie soprattutto all’avvento della bioinformatica. L’acido acetil-salicilico già da tempo ha tracciato la via maestra: utilizzato come anti-infiammatorio, il suo effetto collaterale più importante, ovvero la capacità di diminuire la coagulazione del sangue, viene sfruttato nella prevenzione di infarti ed ictus.

RIPARARE IL DNA 

Ma il caso dell’aspirina non è isolato. Il fenomeno del drug repositioning legato al possibile trattamento delle neoplasie vede protagonisti alcuni farmaci che, a prima vista, nulla avrebbero a che vedere con il cancro. Si tratta dell’acido valproico e della rapamicina, utilizzati rispettivamente per il trattamento dell’epilessia e come immunosoppressore nei trapianti. Una ricerca italiana pubblicata la scorsa estate dalla rivista Nature ne ha messo in luce le proprietà anti-tumorali.

MALARIA

Il campo dell’oncologia non è il solo a beneficiare degli effetti del drug repositioning. Dopo il curioso caso del sildenafil (Viagra), utilizzato inizialmente per i casi di angina ma pericoloso per la sua potente capacità di vasodilatazione, di particolare interesse è il caso dell’auranofina, utilizzata da più di vent’anni nella cura dell’artrite reumatoide. In uno studio pubblicato dalla rivista The Journal of Biological Chemistry è stata dimostrata essere attiva contro i parassiti responsabili della malaria e della schistosomiasi.

 

 

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