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Coronavirus: «spegnerlo» con la diagnosi precoce e l'isolamento

Per fermare il Coronavirus, bisogna diminuire i contagi con l'isolamento e la diagnosi precoce. Così si potrà evitare il collasso degli ospedali

Il coronavirus è innanzitutto una questione di salute pubblica. Le misure restrittive imposte in alcune zone d'Italia si fondano su un semplice concetto: meno persone trasmettono il virus e più facilmente riusciremo a controllarlo. La ragione è presto detta: se in più dell'80% dei casi la malattia si risolve facilmente, il 20% dei contagiati può richiedere un ricovero ospedaliero. Il 5% la terapia intensiva. Ecco perché, ridurre il numero di contagi circoscrivendo i focolai, è l'unica via al momento percorribile per evitare gravi difficoltà al sistema ospedaliero.

RIDURRE I CONTAGI

Per comprendere il motivo di così tanta attenzione verso le misure di contenimento messe in atto, occorre analizzare quello che gli addetti ai lavori chiamano R0. Questa sigla indica il numero di persone che una persona infetta può contagiare, ovvero a quante persone può passare la malattia. Per quanto riguarda COVID-19 il numero è circa 2,5. Ciò significa che l'unico modo per spegnere la diffusione del virus è diminuire questo valore. Quando R0 è inferiore a uno, la diffusione si arresta progressivamente. Le misure messe in atto, come accaduto in Cina, sono finalizzate a far diminuire questo valore. Tradotto: isolare i focolai è necessario affinchè il virus non si diffonda.

INTERPRETARE I DATI SULLA LETALITA'

Quanto alla letalità, ovvero quante persone vanno incontro a morte a causa del virus, occorre fare un importante distinguo: "E’ abbastanza evidente che si tratti di un virus con un livello intrinseco di aggressività medio, direi una via di mezzo fra il virus della SARS e quello dell’influenza. Ma dobbiamo anche considerare anche chi colpisce, dove colpisce, quando colpisce. E' evidente dai dati cinesi che la letalità aumenta con il progredire dell’età, passando da valori vicini allo zero per bambini e giovani in buona salute, fino a valori di quasi il 15% negli anziani sopra gli 80 anni" spiega Pierluigi Lopalco, professore di Igiene all'Università di Pisa. Messi insieme questi dati, ad oggi, la letalità generale è di circa il 3,4%. Questo però vale per la Cina. "E' evidente -prosegue- che il livello di assistenza di un paziente con COVID-19 è diverso all’Ospedale Spallanzani rispetto ad una clinica rurale in Etiopia". Per questa ragione, al di fuori della Cina, la percentuale è di circa l'1%.

DIAGNOSI PRECOCE ED ISOLAMENTO PER GUADAGNARE TEMPO

Al netto di queste considerazioni appare evidente che la via al momento intrapresa nel nostro Paese è l'unica percorribile. "Diagnosi precoce ed isolamento sono le armi a nostra disposizione per isolare i focolai e rallentare la corsa del virus" spiega Lopalco.

Che aggiunge: "E’ evidente che la qualità dell’assistenza può variare in una fase iniziale pandemica quando centinaia di casi si sviluppano in breve tempo ed intasano le strutture sanitarie, rispetto a quando ci si è ben preparati a rispondere all’ondata di casi. La letalità a Wuhan, l’epicentro dell’epidemia, è stata infatti molto più alta da quella registrata a Pechino, dove ci sono stati casi più diluiti nel tempo. Ecco a cosa servono le misure di contenimento e mitigazione di una pandemia. A guadagnare tempo e fare in modo che il sistema sanitario sia preparato a fornire l’assistenza migliore a chi si ammala. Se in una fase di contenimento, contemporaneamente, non ci si attiva per la fase di mitigazione, i sacrifici imposti alle popolazioni, come la restrizione dei movimenti personali, saranno sacrifici inutili".

 

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