Il 4 febbraio si celebra la Giornata Mondiale dedicata al cancro. I numeri parlano chiaro: ogni anno, nel mondo, si stimano 18 milioni di nuovi casi di tumore e sono quasi 10 milioni i decessi. Numeri importanti che non devono però indurre nell'errore di pensare che contro i tumori la battaglia sia persa. Tutt'altro. Complice l'aumento dell'aspettativa di vita media i casi di cancro sono destinati ad aumentare ma, grazie alla ricerca e alla prevenzione sempre più diffusa, il numero di persone guarite o con una diagnosi di malattia è in costante aumento.
DALLA CHEMIOTERAPIA ALLE CURE SU MISURA
Chirurgia, chemioterapia, radioterapia, terapie a target-molecolare e immunoterapia sono i 5 pilastri con cui i tumori possono essere affrontati. Se sino al primo dopoguerra le cure anticancro si basavano solo sui primi tre approcci -peraltro non in grado di agire selettivamente solo sulla malattia-, grazie alla ricerca oggi le diverse neoplasie possono essere affrontate in maniera mirata. Complice il progresso delle tecniche di indagine molecolare in grado di fornire "la carta di identità del tumore" e lo studio dei fini meccanismi con cui il sistema immunitario agisce contro il tumore, negli ultimi 20 anni sono stati sviluppati farmaci che hanno rivoluzionato il trattamento di molte neoplasie. (Un elenco delle principali tappe lo trovate qui. N.d.R).
MILIONI DI VITE SALVATE
A testimoniare gli enormi progressi che si sono fatti in questi anni sono i numeri. Un recente studio pubblicato dall'American Cancer Society ha confrontato l'andamento dei decessi reali per cancro nel tempo con quelli che si sarebbero potuti verificare in base all'aumento delle diagnosi. Dalle analisi è emerso che dal 1991 al 2020, nonostante il cancro non sia affatto sparito, i decessi evitati sono stati 3.8 milioni. Un numero impressionante frutto dell'avvento di nuove terapie e del miglioramento della diagnosi precoce attraverso gli screening poiché, prima si intercetta la malattia, maggiori sono le probailità di successo. Ma i risultati sono del tutto simili anche per quanto riguarda il nostro Paese: secondo i dati dell'Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), a fronte dei 2 milioni e mezzo di cittadini italiani viventi nel 2006 con una pregressa diagnosi di tumore, si è passati a circa 3,6 milioni nel 2020, pari al 5,7% della popolazione italiana. L’aumento è stato particolarmente marcato per coloro che vivono da oltre 10 o 15 anni dalla diagnosi, segno tangibile del progresso delle cure anti-cancro.
COLMARE LE DIFFERENZE SOCIO-ECONOMICHE
Attenzione però a sedersi sugli allori perchè la situazione è tutt'altro che omogenea. Anche se i dati medi dimostrano la bontà delle cure anticancro, permangono profonde differenze di accesso alle terapie e alla prevenzione. In Europa circa un terzo delle morti per tumore negli uomini è associato a disuguaglianze socioeconomiche (si arriva a quasi la metà nell’Europa dell’Est), per le donne questa proporzione è uno a sei (una su quattro nell’Europa dell’Est). «L'Italia, come altri Paesi mediterranei, sembra soffrire meno delle disuguaglianze sociali nei tumori -spiega Saverio Cinieri, presidente AIOM-. Ma vi sono aree su cui servono interventi urgenti, a partire dalla sensibilizzazione dei cittadini sui corretti stili di vita. Nel 2022, in Italia, sono state stimate 390.700 nuove diagnosi di cancro. Il 40% dei casi può essere evitato agendo su fattori di rischio modificabili. In particolare il fumo di tabacco è il principale fattore di rischio, associato all’insorgenza di circa un tumore su tre e a ben 17 tipi di neoplasia, oltre a quella del polmone. Le differenze sociali nel fumo, che vedono più esposte le persone con minori risorse economiche o basso livello di istruzione, nel nostro Paese si mantengono nel tempo ampie e significative, a fronte di una riduzione che coinvolge di più gli individui meno svantaggiati. Secondo i nostri dati in Italia gli stili di vita scorretti sono più frequenti fra i cittadini che affrontano difficoltà finanziarie: il 37% fuma, il 45% è sedentario e il 17% obeso».
MIGLIORARE L'ACCESSO AGLI SCREENING
Nonostante l'avvento di nuove terapie, l'obbiettivo principale in caso di malattia è la diagnosi precoce. Prima si arriva alla scoperta della malattia, maggiori sono le probabilità di cura. In questo giocano un ruolo fondamentale gli screening oncologici utili ad intercettare la presenza della malattia in quella fascia di popolazione maggiormente a rischio. Screening che, nonostante la gratuità, non vengono ancora considerati da una buona quota di cittadini. «Nel 2021 -spiega Franco Perrone, presidente eletto AIOM- si è osservato un ritorno ai dati pre-pandemici per quanto riguarda la copertura dei programmi di prevenzione secondaria. Ma non basta, perché restano ancora troppe differenze regionali. In particolare, nel 2021, al Nord i valori di copertura della mammografia hanno raggiunto il 63% rispetto al 23% al Sud. Per lo screening colorettale (ricerca del sangue occulto nelle feci) il dato è del 45% rispetto al 10%. Nello screening cervicale, al 41% delle Regioni settentrionali fa da contraltare il 22% di quelle meridionali. Il divario Nord-Sud era già evidente prima della pandemia, ma molte Regioni meridionali non sono ancora riuscite a recuperare i ritardi accumulati durante l’emergenza sanitaria. È necessario un impegno straordinario per migliorare i livelli di adesione in queste aree. Per quanto riguarda, ad esempio, la ricerca del sangue occulto nelle feci per l’individuazione del tumore del colon-retto si può prevedere il coinvolgimento dei farmacisti. Per colmare il divario territoriale, la nostra società scientifica lancerà nelle prossime settimane una grande campagna di sensibilizzazione rivolta alle Regioni del Sud».
