Tumori infantili: non c'è un «effetto Terra dei Fuochi»
Esaminati 1,2 milioni di documenti. I dati raccolti tra il 2008 e il 2012 non mostrano un eccesso di tumori infantili nella Terra dei Fuochi rispetto alla media nazionale. L’attenzione degli epidemiologi resta alta
LA TERRA DEI FUOCHI E LA GRANDE PAURA PER I BAMBINI
Bambini e adolescenti che crescono anche nei novanta Comuni appartenenti alla Terra dei Fuochi - così chiamata dopo aver scoperto la presenza di rifiuti interrati illegalmente, e l’elevata frequenza di incendi destinati al loro smaltimento - corrono dunque lo stesso rischio di ammalarsi di cancro dei coetanei che vivono in qualsiasi altra parte d’Italia. L’incidenza e la mortalità di malattie neoplastiche sono immutate, rispetto al resto del Paese. Fanno eccezione soltanto i tumori della tiroide, per cui «negli adolescenti si registra un significativo eccesso di casi, rispetto all’atteso», hanno redatto gli esperti. Un dato che merita la massima attenzione e su cui precisano: «si tratta di tumori a buona prognosi che hanno mostrato nell’ultimo ventennio un trend in forte incremento in tutta l’Italia».
Il lavoro, condotto esaminando oltre 1,2 milioni di referti, schede di dimissione ospedaliera e certificati di morte, fornisce una risposta chiara ai dubbi di molti: a partire da quelli degli abitanti di quell’area del Paese fra le province di Napoli e Caserta. La quota di giovani che hanno scoperto di avere un tumore tra il 2008 e il 2012 in Campania ammonta a 1.324: 786 bambini (0-14 anni) e 538 adolescenti (15-19 anni). Dato inferiore dell’uno per cento rispetto alla media nazionale (ma la flessione non è da considerare significativa). C’è una provincia in cui ci si è ammala ti di più rispetto alle altre? «Non sono emerse differenze significative tra i livelli di incidenza osservati nelle cinque province rispetto alla media regionale», si legge nel documento. Nello stesso arco di tempo, sono deceduti a causa di una neoplasia 206 giovani pazienti (129 bambini e 77 adolescenti). Anche in questo caso «i dati di mortalità osservati nelle cinque province per l’insieme di tutti i tumori maligni non hanno mostrato, in entrambe le fasce di età, scostamenti significativi rispetto ai dati attesi». Riscontri che hanno portato Mario Fusco, responsabile del registro tumori Asl Napoli 3 Sud e tutor del dossier, ad affermare che «l’incidenza e la mortalità per l’insieme dei tumori maligni nella Terra dei fuochi è paragonabile a quella osservata in Italia e a livello regionale».
TUMORI NEGLI ADOLESCENTI: QUAL E' LA SITUAZIONE IN ITALIA?
I TUMORI PIU’ DIFFUSI
Il trend s’è rivelato costante rispetto alla media nazionale anche nella tipologia delle diagnosi: leucemie e linfomisono risultati i tumori più frequenti tra i bambini, i tumori della tiroide quelli tra gli adolescenti. Se per i primi non c’è molto da stupirsi, visto che sono gli stessi che incorrono con maggiore frequenza in tutti i bambini, il secondo dato appare l’unico che marca una differenza rispetto al contesto nazionale: 111 le diagnosi effettuate in cinque anni, sette in più all’anno rispetto alla media attesa.
I TUMORI ALLA TIROIDE NEGLI ADOLESCENTI
Come valutare questo aumento? Nel rapporto si legge che «si tratta comunque di tumori a buona prognosi che hanno mostrato nell’ultimo ventennio un trend in forte incremento in tutta l’Italia. E nel quinquennio preso in esame non sono stati registrati decessi correlati a questo tumore nell’intera popolazione di età compresa tra zero e 19 anni». Secondo Franca Fagioli, direttore della struttura complessa di oncoematologia pediatrica dell'ospedale Regina Margherita di Torino e presidente dell’Associazione Italiana di Ematologia e Oncologia Pediatrica (Aieop), «stiamo parlando di un tumore che spesso si manifesta in forma secondaria, ovvero in pazienti che da bambini si sono ammalati di un altro cancro. L’oscillazione è comunque piccola: per i numeri e per il periodo di osservazione. Come tale, non può essere considerata motivo di allarme».
NESSUN ALLARME, MA CONTINUARE A TUTELARE I BAMBINI
Sotto la lente d’ingrandimento è finita la documentazione relativa all’11 per cento della popolazione infantile italiana. I dati tratti fanno riferimento a tutta la regione, anche se le attenzioni erano puntate sulla Terra dei Fuochi. Secondo Fagioli, «i dati fanno comunque riferimento a un periodo ancora troppo breve per trarre conclusioni definitive». Ma conforta l’uniformità rilevata in tutta la Campania tra i dati dell’ultima indagine e quelli in possesso dell’Aieop: registrati a partire dal 1989, sulla base dei dati di accesso e dei successivi follow-up. Segno che il trend può essere analogo a quello del resto del Paese. Chiosa Fagioli: «In nessuna zona si osservano movimenti che inducono in allarme. I bambini vanno tutelati in egual modo in tutta Italia, nell’ottica di favorire lo sviluppo di un buono stato di salute».