Utilizzare l'immunoterapia prima -in modalità neoadiuvante- e dopo -adiuvante- la rimozione di melanoma riduce enormemente il rischio di recidiva rispetto alla sola immunoterapia post-operatoria. E' questo, in estrema sintesi, il messaggio che emerge da uno studio pubblicato sulle pagine del New England Journal of Medicine i cui dati sono stati presentati allo scorso congresso dell'European Society for Medical Oncology.
MELANOMA COME MALATTIA CRONICA
Prima del 2011, anno in cui è stato approvato il primo immunoterapico della storia (ipilimumab), l'aspettativa di vita media per un melanoma metastatico era di soli 9 mesi dalla diagnosi. Oggi lo scenario si è completamente ribaltato e il melanoma sempre più spesso può essere trasformato in malattia cronica. Un esempio? Somministrare in prima linea la combinazione ipilimumab più nivolumab porta, secondo gli utlimi dati aggiornati, al 48% la sopravvivenza a 7 anni e mezzo dalla diagnosi.

RIDURRE IL RISCHIO DI RECIDIVA
I grandi progressi nella cura del melanoma non si fermano al solo tumore in fase metastatica. Ed è questo il caso dei melanomi ad alto rischio di recidiva come quelli in stadio III e IV resecati, cioè in una fase in cui la malattia è stata completamente asportata. In questi pazienti, se non viene effettuata la terapia adiuvante che mira ad evitare che la malattia si ripresenti, dopo la resezione chirurgica, il tasso di recidiva a 5 anni è elevato pari al 71% e all’85%. Ad oggi, fortunatamente, nel nostro Paese è possibile somministrare sia nivolumab sia pembrolizumab in modalità adiuvante. Nello studio CheckMate-238, che ha portato all'approvazione da parte di AIFA, nivolumab come terapia adiuvante ha dimostrato un beneficio a lungo termine con una sopravvivenza libera da recidiva a tre anni del 58% e una riduzione del rischio di recidiva pari al 32%.
L'UTILITÀ DELL'IMMUNOTERAPIA NEOADIUVANTE
Negli anni la ricerca ha continuato ad andare avanti e gli scienziati hanno provato a migliorare ulteriormente questi dati. Così sono nati i primi studi in cui l'immunoterapia è stata utilizzata anche in modalità neo-adiuvante, ovvero prima della rimozione del melanoma. Ed è questo il caso dello studio che ha portato alla pubblicazione sul New England Journal of Medicine. Il trial clinico, che ha coinvolto oltre 300 persone con melanoma in fase III e IV ad alto rischio di recidiva, aveva come obbiettivo la valutazione dell'impatto del doppio utilizzo dell'immunoterapia con pembrolizumab rispetto alla sola modalità adiuvante. Dalle analisi, aggiornate a due anni dalla somministrazione, è emerso che la sopravvivenza libera da eventi -ovvero quel parametro che valuta l'evoluzione della malattia- si è verificata nel 72% nei pazienti trattati in neoadiuvante e adiuvante e del 42% con la sola strategia adiuvante. Una riduzione notevole del rischio che dimostra l'utilità della doppia somministrazione nell'evitare le recidive.
