Controllare la crescita tumorale posticipando il più possibile il ricorso a chemio e radioterapia è l'obbiettivo principale nella cura dei gliomi. Ma sino ad oggi, in assenza di trattamenti specifici, ciò è sempre stato molto complicato. Uno scenario destinato a cambiare per sempre grazie a un nuovo farmaco -il primo dopo 20 anni di sostanziale stallo- capace di allungare la sopravvivenza libera da progressione. Il risultato, presentato al congresso dell'American Society of Clinical Oncology (ASCO), lascia poco spazio alle interpretazioni: vorasidenib, utilizzato nei pazienti con glioma positivo alle mutazioni nei geni IDH, ha bloccato la crescita tumorale allontanando di 16 mesi il ricorso a chemio e radioterapia.
I GLIOMI DI BASSO GRADO
I gliomi di basso grado sono tumori cerebrali che colpiscono ogni anno 5 persone ogni 100mila abitanti. Complessivamente i gliomi costituiscono poco meno della metà dei tumori cerebrali. Ma i gliomi non sono tutti uguali: quelli a basso grado, che colpiscono circa 1500 persone all'anno in Italia specialmente negli under-40, sono caratterizzati da una crescita lenta.
LE CURE
Il trattamento iniziale nella maggior parte delle forme di glioma consiste nella rimozione chirurgica della massa tumorale. Purtroppo però non sono affatto rare le recidive. Queste, quando si verificano, sono caratterizzate da una maggiore aggressività. Per ridurre il rischio si procede alla somministrazione di chemio e radioterapia. Negli anni questo approccio si è dimostrato utile, non a caso la sopravvivenza mediana alla malattia di basso grado è superiore ai 10 anni. Da tempo però, complice l'analisi molecolare del tessuto tumorale dei pazienti, la ricerca ha sviluppato strategie alternative alla chemioterapia. Una di queste è la somministrazione di vorasidenib, un farmaco che agisce selettivamente solo sulle cellule tumorali che presentano la mutazione nei geni IDH, circa l'80% di tutti i gliomi a basso grado.
LO STUDIO
Nello studio presentato ad ASCO, effettuato su 331 persone con glioma di grado due (oligodendroglioma e astrocitomi), l'utilizzo del farmaco in questione successivamente all'operazione chirurgica ha consentito di bloccare la crescita tumorale e ritardare il ricorso alla chemio e radioterapia. Un risultato importante che indica chiaramente come il ricorso a questi trattamenti può essere posticipato in caso di ripresa del tumore. Un risultato, presentato durante la sessione plenaria di ASCO -dedicata alle ricerche più importanti dell'edizione 2023, che potrebbe portare presto all'approvazione della molecola come standard di cura dopo la rimozione chirurgica del tumore.
