Neuroscienze

Covid-19: in Italia 1 vittima su 6 aveva una demenza

A causa (soprattutto) del ritardo nella diagnosi, il coronavirus ha decimato gli anziani con un deficit cognitivo. «Proteggiamoli subito con il vaccino»

Oltre l’80 per cento dei decessi per Covid-19 è avvenuto nelle persone con più di 70 anni. E, quasi in 1 caso su 6, le vittime erano affette da una demenza. Studiando le caratteristiche delle persone che hanno perso la vita a causa delle complicanze dell’infezione da Sars-CoV-2, emerge come la malattia abbia avuto un impatto senza precedenti sulle persone alle prese con un declino cognitivo. I numeri documentano come la malattia provocata dal nuovo coronavirus, in maniera silenziosa, abbia decimato gli anziani tanto più le loro condizioni erano precarie: anche a livello mentale, nelle Rsa come nelle abitazioni. «Chiediamo che i pazienti già affetti dalla malattia di Alzheimer o da un’altra forma di demenza senile siano in cima alla lista degli anziani da vaccinare», è la richiesta di Paola Barbarino, al vertice dell’Alzheimer’s Disease International (ADI).

PERCHÈ COVID-19 PREOCCUPA
PIÙ DELL'INFLUENZA STAGIONALE? 

L'IMPATTO DEL COVID-19 SUI PAZIENTI CON UNA DEMENZA

Che l'impatto di Covid-19 su questi pazienti fosse stato notevole, lo aveva già anticipato un report diffuso dall'ADI in occasione della giornata mondiale della malattia di Alzheimer. L'analisi - condotta in nove Paesi: Regno Unito, Spagna, Irlanda, Italia, Australia, Stati Uniti, India, Kenya e Brasile - aveva già svelato che in alcuni contesti 3 decessi su 4 avevano riguardato una persona affetta da demenza senile. Quanto al nostro Paese, nello specifico, a fare luce è uno studio condotto dall'Istituto Superiore di Sanità. Esaminando le cartelle cliniche di oltre 2.600 pazienti deceduti per Covid-19, i ricercatori hanno riscontrato che 415 di loro convivevano già da anni con una demenza. Ma il dato - considerando che le statistiche sui decessi nelle Rsa non sono state fornite da tutte le strutture e che alcuni di questi potrebbero essersi verificati in appartamento: senza essere inseriti nei numeri della pandemia - potrebbe essere peggiore. «Sulla base dei nostri risultati, circa 1 decesso su 6 correlato a Covid-19 si è verificato in persone con diagnosi di demenza - evidenzia Graziano Onder, responsabile del dipartimento malattie cardiovascolari, endocrino-metaboliche e dell’invecchiamento dell’Istituto superiore di sanità e coordinatore della ricerca -. Con ogni probabilità è stata proprio la malattia neurodegenerativa a influenzare la sintomatologia, il decorso e la gestione della malattia in queste persone. E questo indipendentemente dall'età, dal sesso e dalle altre problematiche di salute presenti».

DIAGNOSI SPESSO IN RITARDO

La demenza, secondo gli esperti, avrebbe ostacolato la tempestiva individuazione dei primi segni e sintomi dell'infezione da Sars-CoV-2. Spiega Marco Canevelli, ricercatore dell'Istituto Superiore di Sanità e primo autore dell'indagine pubblicata sulla rivista Alzheimer’s & Dementia: Diagnosis, Assessment & Disease Monitoring: «La difficoltà nel segnalare i sintomi e la presenza manifestazioni atipiche e fuorvianti, quali la confusione e il delirium, hanno con ogni probabilità contribuito a una diagnosi e a una gestione tardiva di Covid-19. Non stupisce perciò che questi pazienti abbiano anche mostrato un peggioramento clinico accentuato e aggressivo. Come suggerito peraltro dai tempi più brevi tra l'insorgenza clinica, il ricovero ospedaliero e la morte». Studiando la sintomatologia con cui si è presentata la polmonite bilaterale, i ricercatori hanno notato che la febbre era presente con la stessa ricorrente: nelle persone con demenza e tra coloro che non ne soffrivano. Altri sintomi tipici - quali la dispnea e la tosse - sono stati invece rilevati meno di frequente tra la prima categoria di pazienti. «Forse proprio a causa dei disturbi cognitivi», è il parere degli esperti. 

PROTEZIONE INDIVIDUALE PIÙ DIFFICILE  

Oltre al danno provocato dall’ingresso del virus nelle Rsa, gli anziani sono risultati più esposti alle conseguenze di Covid-19 in ragione di alcune caratteristiche della malattia con cui erano già chiamati a convivere. Le difficoltà cognitive hanno infatti reso più difficili da comprendere e adottare le misure indicate per la prevenzione del contagio. Ovvero: il distanziamento sociale, il lavaggio frequente delle mani e l’utilizzo delle mascherine. A ciò occorre aggiungere che l’età avanzata è uno dei principali fattori in grado di indirizzare la malattia verso l’epilogo più infausto. E che molti dei pazienti, al di là del deficit cognitivo, in molti casi presentavano anche altri fattori di rischio (ipertensione) o malattie (cardiovascolari, diabete, Bpco) ritenuti «svantaggiosi» per Covid-19. A ciò occorre aggiungere, come documentato da uno studio condotto a Brescia e pubblicato sul Journal of Nutrition, Health & Aging, che queste persone, in caso di infezione, manifestano con maggior frequenza il delirio. Un sintomo che spesso finisce per compromettere in maniera irrimediabile funzioni cognitive quali la memoria, il linguaggio e l’orientamento: nello spazio e nel tempo.  

MENO CURE PER I MALATI CON UNA DEMENZA

Dallo studio condotto dall'Istituto Superiore di Sanità è emerso anche che gli anziani con una demenza, se contagiati, hanno avuto minori possibilità di ricevere terapie di supporto e di accedere alle cure intensive. Non una scelta voluta, ma dettata dalla necessità: con i reparti pieni all'apice della prima ondata pandemica. Secondo Barbarino, però, «così sono stati compromessi i diritti umani fondamentali delle persone alle prese con una demenza». Inevitabile, di conseguenza, che la malattia abbia in molti casi avuto un decorso più rapido e aggressivo. «Il Covid-19 ha posto sotto una pressione incommensurabile i sistemi sanitari, ma non possiamo più permetterci che le persone con una demenza vengano poste in secondo piano». Da qui la richiesta - estesa anche al Governo italiano, sulla base di quanto già iniziato a fare dalla Gran Bretagna - di considerare i malati con una demenza tra coloro che per primi dovranno accedere alla campagna vaccinale.   

 

Fai una donazione regolare

Sostieni la ricerca, sostieni la vita

Frequenza di donazione
Importo della donazione
  • Con la tua donazione, contribuisci all'acquisto dei materiali di laboratorio.
  • Con la tua donazione, contribuisci all'acquisto dei materiali di laboratorio.
  • Con la tua donazione, contribuisci all'acquisto dei materiali di laboratorio.