I nostri ricercatori

I ricercatori della Fondazione Umberto Veronesi in marcia per difendere la scienza

L'iniziativa ha visto protagonisti anche i nostri ricercatori. Manifestazioni in sette città: Roma, Milano, Bologna, Firenze, Napoli, Caserta e Potenza. Obiettivo: difendere la ricerca scientifica e ribadire la sua utilità nell'interesse della comunità

Sono stati diversi i ricercatori della Fondazione Umberto Veronesi che hanno partecipato alla «Marcia per la scienza», organizzata in concomitanza con la Giornata della Terra. L'iniziativa, priva di colore politico, è nata negli Stati Uniti dopo l’avvento di Donald Trump alla Casa Bianca. A promuoverla scienziati e semplici cittadini, preoccupati dai continui attacchi verso il ruolo della scienza nella società e dalle scelte del nuovo governo statunitense in materia ambientale e scientifica.

APPUNTAMENTI IN SETTE CITTA' ITALIANE

L'appuntamento, sostenuto anche dalla rivista «Science», che nell’ultimo numero gli ha dedicato un editoriale, ha avuto ampia eco nel mondo. Circa cinquecento le città coinvolte: dall’Australia al Canada, dal Messico a Hong Kong, dalla Gran Bretagna al Giappone. Italia compresa. Nel nostro Paese, d’altra parte, negli ultimi anni diverse sono stati gli atteggiamenti antiscientifici balzati all’onore delle cronache: dagli assalti agli stabulari universitari al diffondersi di Stamina, fino al dilagare dell'informazione contro i vaccini. In Italia l’evento principale s'è tenuto a Roma, ma altre iniziative si sono svolte a Caserta, a Milano, a Firenze, a Bologna e a Potenza (il 22 aprile). Complessivamente è stata soddisfacente la partecipazione: di uomini di scienza, ma pure semplici cittadini. 

LA CENTRALITA' DELLA SCIENZA

Secondo gli organizzatori «era importante ritrovare il ruolo democratico della ricerca scientifica per renderla patrimonio collettivo a beneficio della comunità, non al servizio degli interessi di pochi. Formazione e ricerca di base non sono un inutile lusso o un costoso fardello, ma un prezioso investimento. Ignorare la scienza è auto-distruttivo, come ci ricordano puntualmente fatti di tragica attualità. Bisogna cessare di considerare come imprevedibili fatalità anche quegli eventi che, per mezzo delle nostre attuali conoscenze scientifiche, sarebbero evitabili o potrebbero avere effetti assai meno gravi».

 

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