Quello delle Neknomination (un mix tra Nek che sta per “neck your drink”, bere a shot, e Nomination che sta per nomina). Il concetto è semplice: farsi un video mentre si beve un bicchiere di alcool a shot sfidando i proprio amici a fare la stessa cosa. Ecco l’ultimo fenomeno diffuso attraverso i social network che ha avuto quantomeno il merito di attirare l’attenzione dell’opinione pubblica sul rapporto tra giovani ed alcol. Inutile girarci attorno: il suo consumo costituisce il terzo fattore di rischio nel mondo per carico di malattia e mortalità prematura. In tutto il mondo il consumo dannoso si traduce in 2,5 milioni di morti ogni anno
Nell’Unione Europea l’alcol è la seconda causa di malattia e morte prematura. In Italia si parla di dipendenza da alcol per circa un milione di persone, mentre sono più di otto milioni i bevitori a rischio. Numeri che danno l’idea della portata del fenomeno negativo, e che saranno snocciolati oggi, nel corso della XIII° edizione dell’Alcohol Prevention Day, e per l’intero mese di aprile, promosso come mese della prevenzione alcologica.
I FALSI MITI SULL'ALCOL

COME RICONOSCERE LA DIPENDENZA
«L’identificazione precoce del rischio e l’incremento della capacità critica dei consumatori, in particolare dei più giovani, sono gli strumenti prioritari da utilizzare per contrastare stili di vita e di consumo non salutari - osserva Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio Alcol dell’Istituto Superiore di Sanità e presidente della Società Italiana di Alcologia -. L’occasione è utile per diffondere messaggi utili a contrastare l’impatto dell’alcol sulla società». Dal bisogno di informare e sensibilizzare è nata «Un finale migliore», la prima campagna di sensibilizzazione promossa da cinque società scientifiche nazionali per «rimuovere lo stigma sociale e sanitario che non consente un’adeguata intercettazione del soggetto dipendente dall’alcol e non agevola la consapevolezza sociale della patologia conseguente, tanto diffusa quanto censurata». L’iniziativa, patrocinata dal Ministero della Salute e dall’Istituto Superiore di Sanità, punta sul web per diffondere messaggi corretti e dar voce a chi vive ogni giorno il dramma della dipendenza. Attraverso il sito www.unfinalemigliore.it è possibile leggere le esperienze di alcuni utenti che hanno deciso di condividere la propria storia, ricevendo la consulenza di un esperto. «L'obbiettivo è generare consapevolezza sulle vie di uscita e sull’impatto negativo che l’alcol ha sulla vita del dipendente e di chi gli sta accanto - afferma Fausto D'Egidio, presidente della Federazione Italiana degli Operatori dei Dipartimenti e dei Servizi delle Dipendenze (Federserd) -. È necessario far capire l’importanza dell’intervento precoce dello specialista, chiamato a evitare complicazioni legate ad altre malattie correlate all'abuso di alcol».

COMPORTAMENTI DA EVITARE
Le linee guida diffuse dall’Inran nel 2003 non sembrano più attuali. Sebbene i numeri in Italia siano in flessione da decenni, a preoccupare è la distribuzione del consumo in alcune categorie. La prevalenza dei consumatori a rischio è oggi pari al 23,9%, con valori superiori alla media nazionale in quasi tutte le regioni del Nord: a eccezione di Lombardia, Liguria ed Emilia Romagna. Valori medi si registrano in tutte le regioni del Centro (tranne Abruzzo e Molise), mentre sono più bassi rispetto alla media nazionale in tutte le regioni del Italia meridionale: eccetto la Basilicata. In tutta la nazione i più esposti al rischio sono gli adolescenti, a cui si raccomanda di posticipare il più possibile il consumo del primo drink: almeno oltre i 18 anni. Giovani, donne in gravidanza e allattamento ed ex alcolisti sono le altre categorie su cui gli specialisti chiedono di concentrarsi maggiormente.