Le campagne anti-fumo, spesso basate su messaggi dal forte impatto emotivo, non sembrano aver minimamente intaccato la voglia di fumare dei giovani. La situazione nel nostro paese non è per nulla confortante: il popolo dei giovani fumatori è in costante aumento e gli effetti dannosi del fumo di sigaretta si registrano già in età adolescenziale. Secondo uno studio statunitense il fumo, oltre ad essere pericoloso per tante ragioni che ben conosciamo, minerebbe la salute delle ossa e nel corso degli anni renderebbe più suscettibili alle fratture.

MENO DENSITA’
La ricerca, opera degli studiosi del Cincinnati Childrens Hospital Medical Center, ha indagato un parametro molto importante per stabilire la salute dello scheletro: la densità minerale ossea (la nota MOC). Più il valore è basso e più l’osso è fragile. Dai dati, ottenuti analizzando oltre 250 giovani, è emerso che le ragazze che fumano mostrano importanti alterazioni di questo valore rispetto a chi non fuma. In particolare la ricerca ha evidenziato una minore densità ossea delle anche e della spina dorsale lombare, zone del corpo spesso soggette a fratture soprattutto quando si è più in là con l’età. Tradotto: le adolescenti che fumano hanno un maggiore rischio di incorrere nell'osteoporosi rispetto alle coetanee che non lo fanno. Ecco dunque un motivo in più per smettere.
LE RISPOSTE AI DUBBI DEGLI STUDENTI SUL FUMO DI SIGARETTA

FUMO IN ITALIA
Eppure, nonostante i ripetuti allarmi, il fumo rappresenta ancora un’attrattiva per i giovani. Nella fascia di età compresa tra i 15 e i 24 anni fuma il 21% dei ragazzi (oltre 620mila persone) e il 16% delle femmine (oltre 470mila), per un totale di quasi 1 milione e 100mila giovani. Ma è proprio l’universo femminile a preoccupare maggiormente: il numero di fumatrici è in costante aumento. È facile capire quindi perché si stia registrando un aumento di tumori in alcune categorie che prima sembravano “protette”. Le donne sono colpite come mai prima d’ora da neoplasie dovute al fumo. Questa è la prova più evidente di come stili di vita errati, in giovane età, si ripercuotano poi sull’organismo anche dopo venti o trent’anni.